Chi veste gli artisti trap? Il giro di affari per i brand streetwear

Rapper e trapper: sono loro a dettare legge nello streetwear. I brand lo sanno e li rincorrono. Ma qual è il giro di affari in palio?

Potremmo parlare per ore della storia del rap italiano. Figlio della cultura hip pop americana, è stato la trasposizione tricolore del rap a stelle e strisce. Come spesso avviene la commistione non è solo un fattore musicale ma si accompagna ad un sentiment sociale di ribellione allo status quo. Sangue Misto, 99 Posse, Kaos, Assalti Frontali; difficile per i ragazzi di oggi ricordare e idolatrare questi nomi, ma si voglia o meno dalle strofe incazzate di questi artisti è nato il germe che oggi ha portato alla cultura trap che imperversa nello streaming e nell’outfit del mondo teen. Certo, c’è stato un lungo periodo di transizione che ha visto artisti come Articolo 31, Fabri Fibra, Neffa, Mondo Marcio, Gue Pequeno, Frankie Hi-Nrg lottare contro una diffidente industria discografica. Ora però les jeux sont faits: il muro è caduto e il rap è diventato il trend. Non è stata una rivoluzione indolore. Qualche ferito c’è stato: uno su tutti la contestazione. Questa nuova corrente impone una cultura identitaria diametralmente opposta, nei testi e nei fatti, rispetto al passato: niente più rivendicazione politica, diritti gridati a gran voce e ritrovi nei centri sociali. Quel nemico oggi è mutato nel migliore degli amici. E Gue Pequeno in questa intervista centra il punto della questione: “come fanno questi ragazzetti trap a cantare contro il sistema, se li coprono di brand dalla testa ai piedi?”.

La realtà è che il nuovo che avanza porta con sé un giro d’affari inimmaginabile. I brand si sfregano le mani e i trapper di fine decennio sono ben contenti di trasformarsi in pubblicitari ambulanti. Stemmi ovunque, loghi in bella mostra, video-racconti del proprio outfit. I falchi del marketing nemmeno devono ricorrere alla pubblicità subliminale. Alla faccia della rivoluzione, qui il consumismo non solo lo si accetta ma lo si eleva a vero status symbol. Un esempio? L’Osservatorio Non Food di GS1 Italy ha analizzato i trend dei beni non alimentari nel 2018. Bene, la spesa per articoli sportivi (vera architrave del mondo streetwear) ha sfiorato i 6 miliardi, con improvviso boom di sneakers modaiole, felpe e t-shirt. Per capirci, a fine anni 90 con felpa e maglietta eri uno sfigato, oggi sei trendy, estremamente trendy. La moda è bella anche per questo.

Chi sono le star del rap e della trap a guidare la rivoluzione dell’outfit firmato? La risposta è semplice: tutte, senza eccezioni. Non sono soltanto artisti con migliaia di followers, ma dei manichini letteralmente rivestiti di brand! Di seguito – va detto – non vedrete le migliori collaborazioni tra rapper e brand streetwear. La nostra è una selezione puramente arbitraria, nonché insufficiente per inquadrare il fenomeno. Il nostro scopo è fornire un infarinatura su quanto accade là fuori. Una piccola percentuale di quel ghiotto mercato da 6 miliardi di euro.

Dark Polo Gang per Puma

Negli ultimi tempi buttano fuori un disco all’anno. Crack Musica,Succo di zenzero, The Dark Album, Twins, Sick Side e infine Trap Lovers. Produzione feconda per i figli della gentrificazione romana del quartiere Monti. Tutti discendenti da famiglie più o meno abbienti, comunque benestanti. Dato inutile? No, se asseriamo che l’arte parta sempre dal disagio. E qui, di disagio ve n’è ben poco (o troppo, punti di vista). Dall’esperienza famigliare si portano un bagaglio di “soldi, amore e droga”. Video intrisi di banconote, occhiali esagerati e costosissimi, collane, firme sovraesposte. Amano “Fendi e Gucci”, portano “cinture Ferragamo”, puntano le “Ferrari”. Loro cercano la soddisfazione nel brand, e i brand li marcano con corteggiamenti infiniti. Fendi, Valentino, Gucci e Nike fanno probabilmente recapitare a casa Dark Polo Gang innumerevoli regali da esporre, ma il colpo grosso della band è firmato Puma. La multinazionale tedesca sembra si sia accaparrata il diritto a vestire i 3 rapper romani e per la prima volta i ragazzi hanno fatto un coming out ufficiale sulle loro seguitissime pagine instagram, sia del gruppo che personali. Per i protagonisti forse troppa l’attenzione del mondo style, tanto che addirittura uno dei componenti della Dark Polo Gang è riuscito a rispondere così al giornalista che chiedeva il significato della scritta sulla t-shirt: “Boh, me l’ha fatta indossare la mia stylist”. Potere del successo.

 

 
 
 
 
 
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DARK PUMA GANG @PUMA @PUMASportstyle @awlab #RS0 Play

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Marracash per Iuter

Decano della scena rap italiana, Marracash esordisce nell’ormai lontano 2005. Dopo più di un decennio di dischi, collaborazioni pregiate, critiche e riconoscimenti da poco ha ributtato nella mischia il suo album più rappresentativo “Marracash – 10 anni dopo”. Rispetto alla Dark Polo Gang appartiene al filone milanese del rap, forse meno caciara e leggermente più introspettiva (solo leggermente eh…), ma comunque legato a doppio filo alla dicotomia musica / abbigliamento. Risalire al suo brand di riferimento non è complicato. Marracash veste quasi esclusivamente Iuter, marchio streetwear di origine milanese. Creato con l’intenzione di vestire il mondo skate e hip pop delle periferie dei Navigli, il brand si è velocemente imposto anche nel mondo del rap e della trap. Ottimo ambasciatore, appunto, il buon Marracash. L’artista di origini siciliane è stato scelto per la seconda volta come volto simbolo della campagna Iuter SS18 “Mirage”, tanto da volare sul set di Fuerteventura in compagnia di fotografi e addetti ai lavori. In questo paesaggio lunare e desertico dell’isola delle Canarie il rapper si è divertito a indossare felpe, t-shirt, giacche, pantaloni e qualsiasi altro accessorio della collezione Mirage. Ma la forza di Iuter non si ferma a Marracash, visto che sono molti i rapper che via via vengono arruolati nel team del brand, Gue Pequeno su tutti! Senza dubbio per il marchio un traino decisivo per certificare l’alto posizionamento all’interno del mercato streetwear!

 
 
 
 
 
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Volpe del deserto 🌵 #iuter #mirage @iuter @scotti.leonardo @no_text_azienda

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Massimo Pericolo e Fila

Abbandoniamo il filone fatto di collanoni e abiti firmati per approdare in una sorta di ritorno al futuro del rap nostrano. Il nome nuovo, pronto a sovvertire i canoni pazientemente delineati dai predecessori, si chiama Massimo Pericolo. I video dei suoi brani sono già una dichiarazione d’intenti bella decisa; niente più macchinoni cromati ma piccole utilitarie scassate, zero luci glamour ma il grigio della profonda periferia lombarda. Restano, quelle sì, parole pesanti e accuse nemmeno troppo velate alle forze dell’ordine. Perché, è giusto menzionarlo, il buon Pericolo si è fatto i suoi mesi di galera. E la rabbia che ne deriva finisce per incorniciare la sua intera produzione. Senza dilungarci in una rilettura critica dei testi, vogliamo solamente porre l’accento su un dato di fatto: Massimo Pericolo è l’espressione di un rap molto più sotterraneo e incazzato rispetto agli amici della Roma bene. E questo si riflette anche nell’abbigliamento del ragazzo, in fin dei conti l’outfit è un modo come un altro per comunicare la propria personalità. Osservando i video si vede una certa passione per vestiti lineari e street vecchia maniera; t-shirt semplici e jeans strappati, con un marchio sempre presente, la Fila. Partnership non certificata, ma senza dubbio apprezzata dal brand.

Sick Luke per Octopus (Iuter)

Chiamatelo come vi pare: beatmaker, producer o rapper nascosto. Lui è il classico burattinaio che tira le fila dei grandi successi rap/trap. E non è un figlio qualunque della scena, perché il padre altro non è che Duke Montana, storico esponente del rap romano. Giovanissimo, classe 1994, ha già collaborato con molti artisti disegnando i beat che hanno consacrato la Dark Polo Gang. Pur non avendo un’estrema visibilità, dalle retrovie “aggiusta” i ritmi dei rapper che passano dal suo Sick Studio, quartiere Roma Garbatella. La sua fama però non passa inosservata e i primi ad accorgersene, chiaramente, sono stati i migliori brand streetwear, Octopus (costola di Iuter) su tutti. Dalla collaborazione tra il producer e il brand del polipo lisergico ne è nata una collezione intitolata “Octopus SS18”, un ensemble di maglie, felpe e accessori tutti viziati dai tentacoli psichedelici del soggetto base del marchio. Nonostante il suo essere “nascosto” Sick Luke ha un enorme seguito di followers, basti pensare che mesi fa bastò una breve apparizione radio-televisiva e la felpa da lui indossata andò in esaurimento nel giro di pochissime ore!

 
 
 
 
 
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@peachwalnut & @sicklukex2 — Discover the Octopus SS18 collection with Sick Luke and Marïna, photographed by Edward Scheller.

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