
Dopo una rapida ascesa nell’underground del trap nordico, Rosa Chemical presenta “Forever”. Ecco la recensione del disco, ascoltato da un trentenne
“Sorprendente”, “Rivelazione dell’anno”, “Arte fetish”. Sono solo alcuni dei titoloni che la concorrenza ha riservato a Rosa Chemical, trapper torinese salito alla ribalta a cavallo di fine giugno 2020 con il suo nuovo e convincente (così dicono) album “Forever”. Ma si sa, quando esce un disco nuovo di un artista in rampa di lancio digitale da tempo, prima si attende il giudizio del “critico” di riferimento e poi ci si adegua. Se il “critico” di riferimento dice che vale, allora vale per tutti. Ma non per noi, che ci riserviamo il diritto di valutarne l’effettiva verve. Arriveremo allo stesso risultato nella nostra recensione Forever di Rosa Chemical?
Chi è Rosa Chemical? Tra mamma Rosa e i My Chemical Romance
Chi è Rosa Chemical? E’ un rapper torinese (nativo di Grugliasco) classe 1998, di nome Manuel Franco Rocati, che dal 2018 scorrazza tra le playlist di Spotify. Riprendendo gli insegnamenti del Reverendo Marylin Manson ha scelto di crearsi un nome d’arte unendo due icone della sua brevissima vita: mamma Rosa e i My Chemical Romance. Da lì ne esce Rosa Chemical che, detto tra noi, ha pure un suono piacevole. Il suo esordio risale al singolo “Kournikova”, con testo incomprensibile e titolo che richiama alla sua doppia nazionalità italo-russa. Cosa possa c’entrare Anna Kournikova, splendida e incompiuta Dea del tennis, non lo si è ancora ben capito.
Gli esordi di Rosa Chemical
Nonostante il personale disgusto per il refrain droga-sesso-Gucci-Supreme-gang, che appare noiosamente nel primo singolo, c’è da sottolineare come gli ascolti e le views abbiano dato pienamente ragione a Rosa Chemical. Da lì infatti è partita una piccola escalation di singoli più o meno convincenti con il picco di “Rovesciata” (con Greg Willen) e “Long-Neck” (con Greg Willen e Taxi B dei FSK Satellite). L’imprinting sembra quella di una trap meno maschia e più votata all’ambiguità sessuale, ripercorrendo le orme ormai già tracciate da Achille Lauro. Niente di nuovo, ma comunque qualcosa di diverso.
L’EP “Okay Okay”
Il passo successivo di Rosa Chemical è stato quello di raccogliere qualche vecchio episodio e altre nuove schegge in un EP intitolato “Okay Okay”. C’è da dire che la cosa più sorprendente della trap del nostro italo-russo è quella di osare a livello musicale come pochi predecessori del genere forse hanno fatto nel tempo. Introduzioni convincenti con piano, drum machine o qualsivoglia elemento distintivo dalla massa. Senza dubbio tutto questo gli fa onore. Ma dei testi, che i miei competitor vedono dissoluti, dissacranti, erotici e post-moderni, io non ne ho vista traccia. Fino a “Forever”, uscito da pochissimo.
La recensione Forever di Rosa Chemical: Il singolo Polka
Come iniziare la recensione di Forever di Rosa Chemical? Partiamo dal singolone più riuscito: “Polka”. Nel titolo è chiaro il riferimento al suo backstage culturale para-sovietico, che si manifesta anche nel passo cadenzato del beat. La Polka di Rosa Chemical avrà sicuramente un significato traverso, a noi sconosciuto, ma viene ritenuta il “ballo dell’anno”, nel bel mezzo di droghe sniffate, misoginia sottesa e affetto matriarcale (“Gren Willen mi fa sentire Rosa – Sto dentro lei come dentro Matrioska” – “Gang gang mi piace la – ma sono frocio per Rosa”).
Tra gang e vita (poco) vissuta
Il secondo episodio degno di nota e il preferito da chi scrive è “Lobby Way”. Il contorno chamber pop drogato da incubi vissuti a occhi aperti rende l’atmosfera avvincente. A livello testuale non siamo al Pulitzer chiaramente, ma nemmeno al trofeo “Scarabocchio” di Grugliasco. Insomma c’è un po’ più di sostanza e di senso, anche se (che palle) si parla sempre e solo di violenza, tossicità, droga, sesso, puttane. E poi c’è quella dicotomia gang-me stesso che gli antropologi di oggi dovrebbero studiare a fondo: cosa conta di più? La gang? Il capo della gang? Far parte di una gang? Uscire dalla gang? Picchiarsi tra gang? Non lo si capisce, ma si intuisce che è una fetta importante della vita di questi ragazzi, che a 20 anni raccontano un’esistenza più borderline di Iggy Pop e Jimi Hendrix per il solo fatto di essersi tatuati un ragno in fronte. Non c’è da credergli, ma comunque sono da ascoltare, per correttezza.
C’è spazio anche per il cuore
“Boheme” e “Londra” (feat Rkomi) sono altre tracce riuscite forse perché Rosa Chemical riprende il pop da camera in salsa trap di “Lobby Web”. Il linguaggio è ancora leggermente triviale, per usare un eufemismo, e all’interno di entrambe vi si trovano lamenti nostalgici, introspezione post-adolescenziale e pene (sì, il membro) come arma per ribadire la propria sessualità virile, che tanto cozza con l’immagine fluida che il ragazzo manifesta sulle reclame.
Sorprendente ma non parliamo di arte
Nel complesso il disco si snoda in 13 pezzi che si suddividono tra dimenticabili e piacevoli. Il voto non lo diamo perché di giudicanti a questo mondo ce ne sono già abbastanza. Però modifichiamo leggermente i titoloni entusiastici dei colleghi. Sorprendente sì (per la giovane età soprattutto) ma arte no, né fetish né musicale. In ultimo, come chiudere la recensione Forever di Rosa Chemical? E’ un altro disco trap, che ripercorre il filone lanciato da Achille Lauro e utilizza con maestria i sottoboschi beat. Ma per parlare di arte purtroppo non basta appigliarsi a volgarità e spirito rock’n roll, serve ben altro.