Tedua: Recensione di Vita vera, trap elevata o banalità à la carte?

E’ uscito il Mixtape di Tedua, da più parti ritenuto l’elemento colto della trap italiana. Sarà così? Ecco la recensione di Vita Vera!

Quando schiaccio “play” su Spotify mi ricordo di un monito del buon Enrico: “Si tratta della versione colta della trap”. Meglio così, perché di droga, pistole e misoginia ne ho già abbastanza. Tedua, così mi riferiscono, è il rappresentante della “trap elevata”, quella che dovrebbe utilizzare le parole a regola d’arte e spingere su figure retoriche simil-poetiche. Sono curioso, anche se non capisco da dove partire. “Vita vera Mixtape” ha un numero esorbitante di tracce. Potrebbe essere un “best of” ma è improbabile, visto la breve parabola artistica del nostro. Allora mi concentro sulla parola “Mixtape” e scopro che si tratta di raccolte improvvisate, buttate giù alla bell’e meglio. Partiamo bene.


Un mixtape diviso in due

Da una parte la curiosità per il letterato della trap mi coinvolge non poco, dall’altra ventidue tracce da ascoltare di buon mattino un po’ mi turbano. Ma parafrasando Murakami ne “L’arte di correre” chi non ha talento ma tanta costanza deve trovare nella mattina l’orario migliore per produrre. E così sarà. “Vita vera Mixtape” è uscito da pochissimo. Tedua ha scelto di spezzare la distribuzione in due tranche distanziate di una settimana. Nemmeno il tempo minimo per i fans di metabolizzare la prima parte e già era pronta la seconda. E la nostra opinione su Tedua, con recensione di Vita Vera parte da qui. Nessuna motivazione particolare, solo il rispetto del feed di Spotify.


Letteratura trap o banalità?

Il primo pezzo che ascolto è La story infinita, nella quale collaborano alcune vecchie conoscenze di Klamour, Massimo Pericolo e Sick Luke. Cosa dire, il flow è apprezzabilissimo, il beat (paturnia personale) mi ricorda “Drinking in L.A.” dei Bran Van 3000 e il testo colpisce. Possiamo riassumerlo in un breve resoconto della sua vita, con il solito auto-elogio per essere passati “dai quattro al parchetto ai quattromila al concerto” e una buona dose di banalità à la carte. Ma se penso a cosa mi sono sorbito nelle ultime recensioni credo di essere al cospetto di David Foster Wallace. Sia chiaro però che una traccia non fa una recensione e quindi devo procedere nell’ascolto.

“Flow apprezzabilissimo”. Comincia bene la recensione a Vita Vera. Già, ma poi?

Dopo aver ascoltato le intere 22 tracce, per questioni di spazio (sul blog) decido di concentrarmi su quelle che, a mio modestissimo avviso, sono le cruciali nell’analisi dell’album. La prima è Rari, secondo episodio del secondo mini-mixtape nel quale compare un altro vecchio amico, Paky. Di questo ragazzino armato di faccia strafottente e la fissa per la sua Rozzano ne avevamo già parlato. La cittadina dell’hinterland milanese (con Cogoleto, new entry nella mia personale geografia della trap) torna ad essere protagonista anche nelle parole di Tedua, abbinata ad un incedere rap molto americano e inserita in un lavoro testuale a me incomprensibile. Ma Tedua lo sa e mi consola: “Scusa se sto pezzo, frate’, sa troppo di vero e sputa vero (yeah, yeah, oh-oh-oh) / L’ho scritto mentre piangevo”.

Torna Paky, più strafottente che mai

Collaborazioni vere e presunte

Eppure gli spoiler mi raccontavano di una “trap elevata”. Per il momento pochi testi interessanti anche se, lo apprezzo molto, non sembrano esserci volgarità ridondanti. “Polvere” e “Lo sai” sono i due pezzi più apprezzati su Spotify, lenti e introspettivi, vita vissuta (breve), rabbia (tanta) e beat cadenzati e dimenticabili. Ciò che sorprende però è il circo delle collaborazioni. Ecco alcuni nomi tra i più importanti: Gemitaiz, Chris Nolan, MadMan, SHUNE, Izi, Ernia e molti altri. Per me che sono estraneo al settore è un grande punto di domanda: ma questi collaborano sul serio o si limitano a mettere il proprio nome dopo il feat?

Fatto sta che per Tedua c’è spazio anche per la tenerezza. Ed è così che “Colori” (in coabitazione con Rkomi) diventa una ballata per cuori malinconici. Anche qui di elevato ci trovo poco, di banale molto di più: “Quando finirà non importerà / Se sto bene con me / E la fragilità con facilità / Si contiene perché”. Molto meglio invece “Pour Toujours, beat intrigante e tocco magico di due fuoriclasse del settore, Ghali e Dargen D’Amico. Anzi, proprio da Dargen probabilmente arriva la migliore frase del disco: “Non so se la soluzione a tutto è il socialismo / nel dubbio, oggi esco, socializzo”. Ennesima dimostrazione che il talento non lo si compra al mercato di Rozzano.

La barra migliore di Vita Vera? La firma il veterano Dargen

Si tratta di trap elevata? Più no che sì

In definitiva non si tratta di un disco, pardon mixtape, da cestinare. Ma se le premesse erano trovare i crismi di “trap elevata” l’obiettivo non è stato raggiunto. Apprezzabili in Tedua alcuni beat e l’accantonamento di volgarità gratuite, un po’ meno gli ammiccamenti a una retorica banale post-adolescenziale. Eppure le visualizzazioni volano su Youtube e Spotify, altro segno di come il sottoscritto stia invecchiando nella ricerca di qualcosa che non esiste. Schiaccio il tasto stop e mi siedo sul divano perché, continuando a citare Murakami, “il dolore non si può evitare, ma la sofferenza è opzionale”.

Tracklist di Vita vera (Vol. 1):

  • 1) Lo Sai – Prod Sick Luke
  • 2) Vita Vera – Prod Chris Nolan
  • 3) Polvere – Ft. Capo Plaza
  • 4) Colori – Ft. Rkomi
  • 5) Mare Mosso – Ft. Bresh
  • 6) Porto Toujours – Ft. Ghali, Dargen D’amico
  • 7) Party HH – Ft. Lazza
  • 8) Manhattan – Ft. Wild Bandana
  • 9) Purple
  • 10) Bro II – Ft. Ernia
  • 11) Motivo
  • 12) Lo-fi Wuhan

Tracklist di Vita vera (Vol. 2)

  • 13) La story infinita – Ft. Massimo Pericolo
  • 14) Rari – Ft. Paky & Shiva
  • 15) Rap City – Ft. Gemitaiz & MadMan
  • 16) Clone
  • 17) Pass – Ft. Tony Effe
  • 18) Amico
  • 19) Sailor Moon
  • 20) Figghiò – Ft. Disme & Nebbïa
  • 21) 2 pezzi
  • 22) Lo-fi tu

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