Virgil Abloh

Azzerare e ripartire addizionando, persino moltiplicando. Perché Virgil Abloh è il Brecht dei nostri giorni e il Caravaggio dei nativi digitali

Si dice che ormai i followers facciano la popolarità. Ma c’è modo e modo di entrare nei cuori (o negli smartphone) della common people. Qualche giorno fa abbiamo assistito all’entrata in campo di Kinsey Wolanski mezza nuda, durante la finale di Champions. Si parla di una mossa di marketing illegale che ha provocato il blocco dell’account Instagram della ragazza. Nonostante tutto, i suoi followers sono aumentati a dismisura nelle ore successive. Ognuno fa quel che può (e anche quel che non può), con i propri mezzi. Poi c’è il genio. C’è chi il trend lo crea, lo manipola e diventa simbolo, icona di un’intera generazione affamata di contaminazione e libertà espressiva.

Questo è ciò che ci piace maggiormente di Virgil Abloh, che si muove come un ragno nella sua carriera, tessendo un fil rouge sempre teso tra provocazione e incontro.

Creare significa collaborare con persone che provengono da diversi background

Cosa c’è nella mente di quel ragazzo di colore, nato nel 1980 da genitori ghanesi, cresciuto a Chicago? Tanta bella roba, rispondiamo. Un ingegnere civile con master in architettura all’Illinois Institute of Technology che ha gettato solide basi al suo percorso, in senso neanche tanto figurato. In una bellissima intervista di Marie Claire, ci colpisce l’umiltà delle sue risposte e la spontaneità con cui esemplifica il suo metodo di lavoro al giornalista che glielo chiede: prende i bicchieri disposti sul tavolo e li incastra a torre

Vede? Non ho fatto nulla di nuovo, ho solo cambiato la loro disposizione. Il risultato è più interessante di prima, no?

Guardare oltre. Guardare attraverso. Può essere d’ispirazione in qualsiasi campo. E Virgil Abloh lo ha dimostrato con i suoi mille progetti paralleli, simbiotici, contemporanei e futuristici. A cominciare del suo primo progetto Pyrex per arrivare a diventare il nuovo direttore artistico della linea uomo di Luis Vuitton. Virgil innalza ad hype tutto ciò che contamina. E, dal momento che odia le categorizzazioni, non si chiude neppure in una definizione statica. Non è solo un designer, non è solo un dj, non è solo un creatore di profumi, non è solo un creative advisor, non è solo un artista.

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… @louisvuitton

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Trovo la felicità – in the middle – di tutto. Tra sartoria e streetstyle. Tra formale e informale.



Tra vecchie e nuove generazioni.

Poteva pronunciare un’affermazione più attuale di questa? Non credo. Prende il passato, lo reinterpreta, coglie la tensione del presente, la stravolge e la mitiga. Opera come un Caravaggio – a cui lui stesso dice di ispirarsi- facendo l’istrione tra cultura skate anni ’90, il post punk degli anni ’70 e la ribellione anni 60’. Come riesce a intercettare ogni trend? Non lo sapremo mai, è questione di intuito, ma conosciamo uno dei suoi ingredienti segreti: provocation. Virgil Abloh usa la provocazione in ogni sua forma di espressione. Una sorta di Bertol Brecht con l’etichetta Off-White sulla scarpa. Con lo stesso straniamento brechtiano mirato ad allontanare ed avvicinare, fino a suscitare una catarsi mistica, analitica, critica.

Altro ingrediente imprescindibile è l’investimento sui materiali: Virgil ha cercato i migliori tessuti al mondo e li ha rintracciati nel Made in Italy, che costituisce l’80% della sua produzione. E chissà che questo streetwear, questo “vestirsi da strada” non sia davvero il nuovo lusso. Forse tra cinquant’anni si parlerà del nostro presente come nuova forma di Rinascimento rappresentativo, comunicativo, emozionale.

Il bello è proprio apprezzare il passato, il presente e il futuro. Quello che non sopporto è il conformismo, allinearsi con le tendenze del momento. Categorizzare è un modo vecchio di pensare. Se non ci sono categorie, si fa un lavoro migliore. Siamo in un momento molto particolare. Quando parlo con quelli più grandi di me, mi sembra che il mondo stia finendo. Quando ascolto i giovani che gestiscono la propria vita dallo smartphone, mi sento dire che vivono il migliore momento al mondo. E di nuovo mi sento nel mezzo di un Armageddon. Mi consolo pensando che solo a posteriori un periodo storico è stato riconosciuto come Rinascimento…

Vi lasciamo con l’ultima trovata di Virgil Abloh, particolarissima come suo solito: canary yellow. Un sito-archivio dei suoi lavori, multidisciplinare: dalla musica alla moda, dagli esperimenti alle collaborazioni ufficiali. Anche in questo caso Virgil si è rivolto agli italiani, in particolare a Studio Temp di Bergamo, commissionando un sito low-fi (low fidelty) come pochi online, enjoy and be crazy!

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@off____white

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